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Era una gioia appiccare il fuoco

by Roberto Tardito

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1.
Era una gioia appiccare il fuoco E bruciare i miei pensieri nella testa Era meglio chiedersi un poco Che rimane alla fine della festa. Era una gioia accendere il fuoco Nella ragazza bella e giovane che eri E sentirti bruciare come seta E sentirti vivere davvero. E Parigi bruciava all’orizzonte Sulla spinta del fuoco della mente Alimentato dalla forza del vento Che era nato così giovane e violento. Era una gioia appiccare il fuoco Era una gioia appiccare il fuoco Era una gioia appiccare il fuoco A poco a poco il giorno brucia Lo sento vivere davvero Fuoco che brucia, fuoco che ora Non sento la paura. Era una gioia appiccare il fuoco E bruciare in un minuto la mia casa I ricordi, le persone, il passato Fare di tutto tabula rasa. Era giusto chiedersi un poco Alla fine dalla cenere che resta Se rimane il ricordo o la voglia Di quel fuoco che brucia nella testa. Era una gioia appiccare il fuoco Era una gioia appiccare il fuoco Era una gioia appiccare il fuoco A poco a poco il giorno brucia Lo sento vivere davvero Fuoco che brucia, fuoco che ora Non sento la paura. Era una gioia appiccare il fuoco E bruciare i miei pensieri nella testa Era meglio chiedersi un poco Che rimane alla fine della festa. Era una gioia toccare il fuoco E bruciarsi tutte e due le mani E sentirsi senza una casa oggi Per vivere domani.
2.
Roberto è attento, Roberto è testardo Roberto è critico, Roberto è cinico Ma è tanto sensibile, così sognatore Roberto ha trovato una strada migliore. Ma è così creativo, ah, così sognatore Che si sarà inventato una strada migliore. Ed è solo Non lo senti neppure ed è solo Sembra di non averlo, ma è solo Seduto sorride solo. Allora: guarda bene le nuvole, c’è un idiota che ti saluta Stai pensando sia Roberto, l’eterno scalatore Se è l’immagine che hai di lui quell’idiota sei tu Che non hai capito ancora che devi guardare giù. Se pensi che sia lui allora il coglione sei tu Che non hai capito ancora che devi guardare giù. Roberto non è in casa Roberto è andato via Roberto non è in casa E ora è libero O crede di essere libero Schiavo e padrone, è libero Nel bene e nel male è libero. Roberto è solitario, Roberto è diffidente Così poco compiacente, così poco interessato A fare il finto interessato per cose che non gli stanno a cuore Ah, penso proprio che Roberto si creda migliore. Cose di cui non gli frega o cose che non gli stiano a cuore Potrebbe provare almeno a sembrare migliore. Roberto non è in casa Roberto è andato via Roberto non è in casa E ora è libero Ma che bruci all’inferno, ora è libero Quel bugiardo bastardo è libero Pesante e volgare, ma libero Per l’istinto di vivere è un grido. A correre forte è il solo Si volta e si trova da solo Così ora è libero e solo. Libero e solo. Libero.
3.
Vietato entusiasmarsi, vietato battagliare Non avrai mica in testa di cambiare il mondo! Vietato immergersi in acque non sicure Vietato rischiare, vietato improvvisare. Vietato l’accesso a chi non è autorizzato Che viene prima chi ha il posto riservato È vietato toccare, è questione di stile Vietato protestare, nient’altro da dire! Vietato oltrepassare il limite segnato Non avrai mica in testa di cambiare il mondo! Vietato oltrepassare i limiti impostati Vietato perdonare, vietato litigare. Vietato l’accesso a chi non è alcolizzato A chi stasera è triste o triste è sempre stato È vietato sudare, è questione di stile Vietato riprovarci, nient’altro da dire! Severamente vietato meditare Non avrai mica in testa di cambiare il mondo! Vietato mettersi a fumare o a minacciare Vietato parlare, vietato disturbare. Vietato l’accesso a chi non è autorizzato A chi non ha un lontano zio immanicato È vietato toccare, è questione di stile Vietato protestare, nient’altro da dire! È vietato l’accesso a chi non è autorizzato Che viene prima chi ha il posto riservato È vietato toccare, è questione di stile Vietato protestare, nient’altro da dire!
4.
Vedi, se tu volessi Ti darei l’attenzione Le stesse mani di un artigiano Del ferro lavorato. Vedi, se tu portassi Le tue mani leggere Su di me o su di lui Non mi potresti trattenere. Ora come ora La voglia è forte, è come un’onda Ora come ora Non ho ritegno, non ho vergogna. Vedi, se ti avvicini Sentirai le sue mani Sui seni duri Che pian piano diventeranno cera. Vedi, se tu continui A lasciarti toccare Da me o da lui, da lui o da me Non riusciremo ad aspettare. Ora come ora Avanti e indietro, è come un’onda Ora come ora Non ho ritegno, non ho vergogna. Vi guardo anche ora, liberi E veri come i fianchi Lavorati dalla vita, dalla mia volgarità Sono un piccolo artigiano Che tu conosci già. Ci guardo anche ora, liberi E non ancora stanchi Accesi dalla vita, dalla mia volgarità Siamo piccoli artigiani Che tu conosci già. Ora come ora Ci muoviamo, come onde Ora come ora Non ha ritegno, non ha vergogna. Ora come ora Ora, ora, ora come ora Ora come ora Senza ritegno, senza vergogna. Ora come ora Si abbassa il vento, si calma l’onda. Viene il sonno, come un’onda Viene come un’onda. Come un’onda.
5.
La ferita 04:02
La mia testa pesa come fosse piombo I miei pensieri ancora oggi non li comprendo a fondo E li inseguo senza sosta, senza un vero scopo Senza mai guardare il mare più profondo. Mi guardo attorno e cerco spiegazioni Mi chiedo perché ma non riesco a darmi motivazioni valide Così rivedo nello specchio l’immagine scura Di chi ha paura del futuro, e lì la mente vola. La mia testa vola Si sorprende a pensare Alle scelte fatte Alle cose dette, agli errori Mai nessuno che li ammette Forse avevo attorno persone perfette Forse sì, forse no Io continuerò la mia strada E come Damocle avrò sulla testa questa spada In una vita fatta a bivi Se sbagli perdi le intenzioni che coltivi Sulla strada ho perso ogni cosa in cui credevo. Stringi la ferita Lascia stare il resto Padrone di te stesso senza alcun compromesso Non cercare il senso Nel tempo e nelle scelte Di una ferita che ti brucerà sempre. Un senso di vuoto mentale mi assale, fa male In solitaria come Soldini mi sorprendo a pensare Al futuro, a me stesso Adesso che ciò a cui tenevo di più caro è andato perso. Del resto non me ne può fottere minimamente Un malessere cresce rapidamente Dentro di me, partendo dal cuore Come un tumore limita la circolazione Ed aumenta il senso del dolore. Niente e nessuno può capire l’inferno Che può creare una parola, una soltanto Quella che non ti aspetti Quella di cui non hai bisogno Quella che ti apre gli occhi e ti spegne un sogno Non sai più a chi credere Non vuoi rinunciare, ma sei costretto a cedere. Mi sento sprofondare come le torri a Ground Zero Ed è un grande volo Uno stormo basso e fitto di gabbiani E maestoso è il senso della fuga. Stringi la ferita Lascia stare il resto Padrone di te stesso senza alcun compromesso Non cercare il senso Nel tempo e nelle scelte Di una ferita che ti brucerà sempre. La mia testa pesa come fosse piombo I miei pensieri ancora oggi non li comprendo a fondo Sulla strada tante, troppe cose da intuire E manca la chiave per capire. Adesso non mi resta altro da fare Che starti a guardare Starti a ammirare Starti a mangiare con gli occhi Con il tuo sguardo mi blocchi Ma il tuo sorriso mi riporta bambino Nel Paese dei Balocchi. Dio, dammi un’ora, un minuto, un solo secondo Mi basta per farle capire che lei è il mio mondo Il mio salvagente mentre nel mare della vita affondo E sprofondo in questo pensiero nero che mi tormenta L’unica cosa che mi passa ora per la testa E ci resta, dannazione La mia ferita brucia in questa canzone E al tempo della confusione io dico basta.
6.
Li vedi due marinai Seduti sugli scogli della vita E del tempo di per sé E intorno l’acqua che rincorre Che canta e si scatena senza sosta E pensa solo a sé. Se tu riesci a capirmi non lo so Io voglio rubare alla vita Il senso vero, i modi, la maniera Non solo averla sfiorata E lasciata dov’era. Ogni rabbia è andata Ogni rabbia dimenticata Tramonta ogni cosa, tramonto anch’io E ti dico addio. Guarda come Guarda come viene Guarda come si fa primavera. Non c’è niente che non va. Ricordo giorni di cammino Giorni di silenzio, giorni di parole Giorni di per sé. E ora, siamo marinai Che remano e vivono il naufragio Pensando solo a sé. Se tu riesci a capirmi non lo so Io voglio rubare alla vita Il senso vero, i modi, la maniera Non solo averla sfiorata E lasciata dov’era. Ogni rabbia è andata Ogni rabbia dimenticata Tramonta ogni cosa, tramonto anch’io E ti dico addio. Sogna ancora, sogna Stringi i denti ancora Fa male, stringo i denti anch’io Ma ti dico addio. Guarda come Guarda come viene Guarda come si fa primavera. Non c’è niente che non va.
7.
Gaia 03:55
Gaia è la vita di chi crede Gaia è la vita delle cose Gaia è l’erba del vicino Gaia è prisma e rifrazione. Gaia è acqua e fiamma viva Gaia è l’aria di settembre Gaia è forza ed ideali Tiepida pioggia di parole. Gaia Gaia Gaia Gaia. Gaia è la voglia di toccare Gaia è la voglia oltre ogni cosa È una e mille direzioni. Gaia è bugiarda e misteriosa. Gaia è l’attesa dell’estate Gaia è l’attesa dei miei sogni È una manciata di uccelli in volo Che il sole sperde con un gesto. Gaia Gaia Gaia Gaia. Gaia è Gaia all’imbrunire Quando si siede ad aspettare Gaia è la fine della notte Che il sole corre ad abbracciare. È una manciata di uccelli in volo Che il sole sperde con un gesto.
8.
Eccola arrivare, la mora in ciclostilo Dritta come un palo si guarda bene intorno Agita severa il suo corpo da modella Attira e seleziona con piglio consumato. È lei, è lei, è lei, la diva è proprio lei È lei, che non ha capito ancora Che la sua vita è fiato sprecato È lei, è lei, è lei, è lei. E i quattordicenni della Torino bene Tirano di coca alla festa dell’amica Figlia di stilista e figlia di puttana E perdono ogni freno con fare consumato. È lei, è lei, è lei, la classe dirigente È lei, che non ha capito ancora Che la propria vita è fiato sprecato È lei, è lei, è lei, è lei. Tagliamo la corda, tagliamo la corda Prima che sia troppo tardi! Tagliamo la corda, tagliamo la corda Prima che sia troppo tardi! Signore, quanti figli non han da lavorare Ma sempre soldi in tasca, da finti figli ricchi Arrivano da casa e a casa torneranno A chiedere altri soldi con piglio consumato. È lei, è lei, è lei, la classe che consuma È lei, che non ha capito ancora Che la propria vita è fiato sprecato È lei, è lei, è lei, è lei. Senza andar lontano mi basta il ragazzino Cuore di nostalgico di decima mano Sogna il Grande Capo che regna incontrastato E a furia di sognarlo ha il cervello in bianco e nero. È lui, è lui, è lui, lo scemo è proprio lui È lui, che non ha capito ancora Che la sua vita è fiato sprecato È lui, è lui, è lui, è lui. Tagliamo la corda, tagliamo la corda Prima che sia troppo tardi! Tagliamo la corda, tagliamo la corda Prima che sia troppo tardi! Silenzio, che ora parla l’uomo che sa tutto L’uomo che ha già visto, l’uomo che ha capito Si atteggia a sacerdote seduto sul divano Dispensa i suoi consigli con fare consumato. È lui, è lui, è lui, il genio è proprio lui È lui, che non ha capito ancora Che la sua vita è fiato sprecato È lui, è lui, è lui, è lui. Mancava poi soltanto il comico mancato Con furia e con mestiere, starnazza in mezzo all’aia Mille vecchi polli lo seguono rabbiosi Adorano i suoi gesti da attore consumato. E mai, e mai, e mai, il popolo italiano Mai, neanche lasciandoci il sangue Ha mai imparato a non lasciarsi fregare Mai, e mai, e mai, e mai. È lui, è lui, è lui, il popolo italiano È lui, che non ha capito ancora Che la propria vita è tutto fiato sprecato È lui, è lui, è lui, è lui. Tagliamo la corda, tagliamo la corda Prima che sia troppo tardi! Tagliamo la corda, tagliamo la corda Prima che sia troppo tardi! Tagliamo la corda, tagliamo la corda Prima che sia troppo tardi! Tagliamo la corda, tagliamo la corda Prima che sia troppo tardi!
9.
Lui sembra un toro Lei un’aquila reale. Lui fuma serio Lei è seduta a riposare. Lui sfoglia il giornale Lei le poesie di Lorde. Lui è ancora forte Lei dimostra la sua età. Lontane le canzoni Degli inizi, però Bruciarono, e forte, ancora Negli anni a venire. Lui predica chiarezza Lei chiara lo è davvero Lui spesso è nervoso Lei cerca serenità. E lui era fatto così E lei era fatta così Fu più semplice andare oltre Negli anni a venire. Lui non si sa raccontare Lei sogna ancora spesso. Lui sfiora il piano Lei nasconde la sua età. E poi vennero i figli Che tolsero energie Fecero meno l’amore Negli anni a venire. I lunghi anni di lavoro Gli impegni, le malattie Crebbero l’abitudine Negli anni a venire. Lui sembra un toro Lei un’aquila reale. Lui fuma serio Vuole solo riposare. (Lisa dagli occhi blu Cerco negli occhi tuoi La tenerezza che più non hai.)
10.
Mela marcia 03:21
Io non cerco guai Oh capo, no davvero! Io non sono certo un negro Di quelli cerca guai Se parlo è per parlare Io non cerco certo guai. Che poi il divertimento Non manca, no davvero! Qui si può ascoltare la pioggia Cadere sul giardino E se si è fortunati Anche la radio del vicino. Mela acerba, mela acerba Mela nata bianca Mela bella, mela sana Mela cresciuta bianca Mela rossa, mela rossa Mela invecchiata bianca Mela negra, mela negra Mela nata marcia. Io non cerco guai Oh capo, no davvero! Io non sono certo un negro Di quelli cerca guai Se canto è per cantare Io non cerco certo guai. Che poi in fondo in fondo Il lusso non ci manca Ogni sera c’è una cena Con ciò che avanza agli altri E i dolci di After John Se non siamo soddisfatti. Mela acerba, mela acerba Mela nata bianca Mela bella, mela sana Mela cresciuta bianca Mela rossa, mela rossa Mela invecchiata bianca Mela negra, mela negra Mela nata marcia. E forse riuscirò Ad avere quel lavoro Viaggerò su tutti i treni Pulirò i cessi dei bianchi Comprerò un pianoforte E sarò molto importante. Avrò quattro bambine E tutte studieranno Nessuna dovrà vivere Con le mance dei bianchi E questo mi darà la forza Di tirare avanti. E questo mi darà la forza Di tirare avanti.
11.
Se c’è una cosa che amo È il vento freddo dell’inverno Pungente e pulito Che che si apre alle stelle. E mi sembra di vederle più vicine E si impastano Ai pensieri dei miei sedici anni Ai miei pensieri di oggi. Se c’è una cosa che voglio È viverti accanto E rubarti qualche momento Di quelli segreti Di quelli che vedi soltanto Quando l’altra persona Si sente così in confidenza Da sentirsi da sola. Se c’è una cosa che amo Se c’è una cosa Se c’è una cosa che voglio. Se c’è una cosa che amo Se c’è una cosa Se c’è una cosa che voglio. Se c’è una cosa che amo È vivere giorno per giorno Di una vita breve ed intensa Come un fiammifero acceso E poi guardarti camminare Sulla strada del bosco E sentirmi così in confidenza Come fossi da solo. Come fossi da solo.

credits

released March 10, 2014

All songs written by ROBERTO TARDITO, except "La ferita" (music by ROBERTO TARDITO, lyrics by PAOLO SCANTAMBURLO and ROBERTO TARDITO.

Produced by FABRIZIO BARALE and ROBERTO TARDITO.
Executive production by ALESSANDRO MINO and ROBERTO TARDITO.

Recorded at Piave 34 Studio (Cuneo – Italy) by FABRIZIO BARALE, Artepovera Studio (Torino – Italy) by ROBERTO TARDITO, Slavov Studio (Portland, OR – USA) by MILEN SLAVOV.
Edited at Artepovera Studio (Torino – Italy) by ROBERTO TARDITO.
Mixed and mastered at Piave 34 Studio (Cuneo – Italy) by FABRIZIO BARALE.

Musicians:

FABRIZIO BARALE > electric guitars, acoustic guitars
CLAUDIO FOSSATI > drums, shaker, tambourine, cajon, cabaza
RICCARDO GALARDINI > 6 and 12 strings acoustic guitars, classical guitars, charango, mexican vihuela
MAX GELSI > bass, acoustic bass
GUIDO GUGLIELMINETTI > bass, double bass
SIMONE LOMBARDO > bagpipes
MILEN SLAVOV > accordion
ROBERTO TARDITO > piano, hammond organ, moog modular, prophet, cs-80, classic guitar, bass flute, nishaku issun, harmonica, celesta, marimba, grancassa, cassa, bodhran, percussion, shaker, cajon, metronome, heartbeat, ticking clock, foot on wooden floor, sonorizations

Photos by ELENA MASSARENTI.
Cover by ALESSANDRO MINO.
Repackaging: LORENZO TARDITO.

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about

Roberto Tardito Italy

Roberto Tardito was born in Ivrea (Italy) in 1984. He was the first italian artist on WE7, a project promoted by Peter Gabriel.

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Discography
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CONTROVENTO (2007)
SE FOSSI DYLAN (2010)
PORTO ARGO (2011)
PUNTO DI FUGA (2012)
ERA UNA GIOIA APPICCARE IL FUOCO (2014)
AQUARIUM (2017)
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